Elogio della lentezza  ovvero cammina, cammina, cammina…

Elogio della lentezza ovvero cammina, cammina, cammina…

Un vecchio adagio dice: “Chi va piano (cioè adagio) va sano e lontano”, però la velocità, il dinamismo, la rapidità sono sempre parsi valori da conseguire ed esaltare (e qui il pensiero CORRE, tanto per fare solo un esempio, ai Futuristi).

Anche nelle favole classiche ci sono riferimenti a questa “ansia di prestazione” e citiamo, una per tutte, Il gatto con gli stivali.

Ma ora, direi per fortuna, si riscopre, almeno presso un certo tipo di turisti, la lentezza del cammino che permette di assaporare momenti intimi, semplici, di meditazione.

Ecco quindi che i vari Cammini, da quello più famoso di Santiago di Compostela a quelli meno noti (come forse Il Cammino di Dante, da Ravenna a Firenze), permettono questo lusso.

Sono percorsi che attraversano zone alternative a quelle contaminate dai flussi turistici di massa per immergersi in paesaggi spesso bellissimi, selvaggi e solitari, proprio quelli che possono conciliare un momento di meditazione o favorire incontri, conoscenze, amicizie tra persone con lo stesso profondo sentire.

Ci sono poi gli Ospitalieri (coloro che sul percorso del Cammino offrono ospitalità) che permettono di conoscere “dal di dentro “una varia umanità sparsa in borghi che sarebbero rimasti isolati o sconosciuti se appunto un qualche Cammino non li attraversasse.

In Italia ce ne sono tanti, da Nord a Sud, “sulle vie dei Santi o sulle rotte dei briganti”.

Sono circa 40 quelli ufficiali e quelli più battuti pare siano: la via Francigena, i sentieri di montagna e la via degli Dei (da Bologna a Firenze).

La Via Francigena, senza dubbio il Cammino più famoso, anche per la valenza religiosa che lo accompagna, parte da Canterbury (UK) e arriva a Roma.

Nel 990 d.C., Sigerico, Arcivescovo di Canterbury, fu il primo a percorrere questo tragitto per ricevere dal Papa Giovanni XV la carica vescovile e suddivise il suo viaggio-pellegrinaggio in 79 tappe.

Questo è poi stato adottato dal Consiglio d’Europa come itinerario ufficiale del Cammino per Roma ed il documento originale si trova alla British Library di Londra.

Ma dalle Alpi alla Sicilia e Sardegna c’è solo l’imbarazzo della scelta, quello del ritmo adatto ai nostri passi in questo camminare, o viaggiare, con lentezza ed ecco quindi un’altra ipotesi o suggestione di viaggio in Italia, lontani dalla pazza folla, ma immersi in panorami unici e tutti da scoprire e assaporare nella loro genuinità.

Ma anche gli antichi tratturi della transumanza (vedi più sotto) sono oggi percorribili a piedi o in bicicletta, attraversando boschi e valli dall’Abruzzo alla Puglia e il più importante e lungo è il Tratturo Magno che attraversa anche il Molise e la Basilicata.

La transumanza è ora Patrimonio culturale immateriale dell’Umanità!

Così, all’unanimità, si è espresso il Comitato Mondiale dell’Unesco (24 Stati), riunitosi a Bogotà nel 2019: “È la terza volta che, dopo la pratica tradizionale della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria e l’arte dei muretti a secco, questo prestigioso riconoscimento viene attribuito ad una pratica rurale tradizionale”.

La transumanza rappresenta la migrazione stagionale delle mandrie e dei pastori che, con cani e cavalli, si spostano in differenti zone climatiche, percorrendo le vie semi-naturali dei tratturi.

Rileggiamo a questo proposito la bellissima poesia Pastori di Gabriele D’Annunzio e troveremo tutta la nostalgia di un tempo che completamente passato non è, poiché la forza della tradizione permane e rappresenta ancora “un’attività economica sostenibile e con uno stretto legame uomo – natura”.

I Pastori di Gabriele d’Annunzio

Settembre, andiamo. E’ tempo di migrare.
Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all’Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d’acqua natía
rimanga ne’ cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d’avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh’esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l’aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.

Ah perché non son io co’ miei pastori?

Oltre al D’Annunzio, si ricordino anche Ignazio Silone con Fontamara e Francesco Jovine con la Signora Ava.

Oltre la letteratura c’è poi anche un giornalismo colto e attento a queste tradizioni e Franco Ciampitti, molisano, ha redatto una delle opere più complete sulla transumanza: Il tratturo, quindi un titolo che subito ci porta dentro a questo mondo che, evocato anche dalla pittura di Giovanni Fattori, rivela la sua forza oltre il tempo.

Sandra Zucchini Catizone