Triestini a Canberra: ricordi e nostalgia

Triestini a Canberra: ricordi e nostalgia

C’è un gruppo di Triestini che vivono ormai da molti decenni a Canberra. Alcuni hanno ancora legami con la città d’origine, tutti hanno di essa una forte memoria e spesso una grande nostalgia. Riportiamo dei loro brevi ricordi.

Armando Corvini

Classe 1939, ebbe drammatiche vicende legate alla seconda guerra mondiale. Si appassionò alla montagna fin da bambino, andando con la sorella più grande e il suo fidanzato in Val Rosandra. L’amore per le rocce e le scalate lo ha accompagnato per tutta la vita, pagando anche un caro prezzo (la perdita delle dita delle mani) durante una delle sue numerose scalate dell’Himalaya. Ancora oggi ha la stessa passione e fa ancora l’istruttore per adulti e bambini. Nel 1965, Armando emigrò in Australia per cercare lavoro e raggiungere la famiglia che era arrivata qualche anno prima.

La passione dei triestini per l’alpinismo e la speleologia nasce per la presenza di numerose rocce e grotte carsiche proprio a ridosso della città, specie in Val Rosandra, che sono delle vere e proprie palestre, che consentono di cimentarsi in scalate con difficoltà tecniche che coprono l’intera gamma della scala Welsenbach.

Tra i tanti arrampicatori che hanno frequentato la Val Rosandra nella prima metà del secolo scorso, ricordo fra tutti Emilio Comici, soprannominato “Angelo delle Dolomiti”, a cui oggi è dedicato un rifugio. Con orgoglio segnalo che Trieste è l’unica sede in Italia ad avere ben due sezioni del Club Alpino Italiano (CAI): La Società Alpina delle Giulie e l’Associazione XXX Ottobre.

Nel 1957, avevo 17 anni, dopo tre anni di attività speleologica in seno all’Alpina delle Giulie, incontrai un vecchio amico delle scuole elementari, Mauro Bonifacio, socio dell’Associazione XXX Ottobre, Gruppo rocciatori. Era un provetto rocciatore e mi invitò a conoscere il capo del Gruppo dei Grezzi, Bruno Baldi, e partecipare ad una gita in Val Rosandra.  Accettai volentieri e partimmo una domenica mattina presto. Facemmo mezz’ora di autobus e poi a piedi sino al borgo di Moccò, poi altri quaranta minuti per arrivare alle pareti della ferrovia, in totale oltre due ore.

Giunti al punto di ritrovo sotto le pareti calcaree dei Falchi, conobbi Bruno ed altri giovani della mia stessa età. Assieme a Mauro come capo cordata, salii la mia prima via in roccia. Questa salita cambiò la mia vita ed accrebbe la passione e l’amore per la montagna che mi ha seguito tutta la vita.

Con Mauro ed altri giovani del Gruppo Grezzi della Val Rosandra salimmo molte altre cime nelle Alpi Giulie e Carniche.

Durante le vacanze estive, Mauro ed io arrampicammo le Tre Cime di Lavaredo dove, come capo cordata, salimmo lo Spigolo Giallo via Comici, Cima Piccolissima via Cassin. Tutti vie di 6 grado. Le Tre Cime mi conquistarono, pareti di oltre 500 mt con salite in assoluto ambiente spettacolare.

Nel 1959, come capo cordata, salii assieme a Bruno Toscan la Cima Grande Parete Nord via Comici, bivacco in cima. La vista della Cima Ovest è impressionante, gialla, verticale e strapiombante.

Proprio su quella parete Ovest, Cassin e compagni tracciarono un nuova via con difficoltà tecnica da grado 6+. Al tempo considerata la più difficile su roccia nelle Dolomiti.

Nel 1960 il mio sogno di scalare la parete Ovest si avverò, dopo un bivacco in parete. Giorgio ed io ci abbracciamo in vetta. La nostra scalata fu la prima di Trieste e delle Venezie Giulie.

Nel 1964 abitavo a Verona e assieme a nuovi compagni salimmo pareti in zone nuove per me, sempre come capo cordata, sul Paganella, Catinaccio e Brenta.

Un altro bel ricordo è legato al Monte Popera, indicatomi da un vecchio alpinista Triestino. Trovato un valido compagno nel luglio del 1964, partimmo dal Rifugio Berti, per affrontare lo spigolo Nord, che si sviluppa per oltre 750m.

A metà salita dovevamo trovare un terrazzino per il bivacco, sotto nuvole minacciose. Verso le 11 cominciò a nevischiare, la notte era fredda e non dormimmo. Finalmente i primi raggi del sole illuminarono la cima e la parete coperta di neve. Dopo quattro ore, fummo in cima e così concludemmo una salita di 750m, grado 4/5.

Cellina Benassi

Cellina Tendella Benassi, è nata a Trieste nell’agosto 1934. Nel 1953 conseguì la maturità scientifica. Aveva conosciuto Mario Benassi, studente all’Istituto Tecnico Industriale Alessandro Volta, e tra loro nacque una tenera storia d’amore.

Cellina avrebbe dovuto iscriversi alla Facoltà di Matematica, ma all’ultimo momento rinunciò in attesa di chiarirsi le idee, cominciando però a guadagnare facendo lezioni private di Matematica, Latino e Tedesco. Intanto Mario nel settembre del 1955 era emigrato in l’Australia in cerca di lavoro continuo e assicurato e dopo un mese scrisse ai genitori di lei, chiedendo loro la mano della figlia. Cellina ci pensò bene e alla fine decise di partire, d’accordo con i genitori. Il 25 aprile del 1956 si sposò a Trieste per procura e il 30 giugno dello stesso anno la giovane sposa partì da Trieste con la nave Toscana alla volta di Sydney, dove arrivò dopo 45 giorni di navigazione.

 

Mia cara Trieste,

ti ho lasciato sessantaquattro anni fa per raggiungere il mio amore in Australia, ma, né lui né io ti abbiamo mai dimenticata. Ed i nostri discendenti, che sono ormai alla terza generazione australiana, hanno dimostrato dalle loro azioni che sono orgogliosi dei loro avi. La tua bandiera assieme a quella della nazione alla quale appartieni ed alla quale, nel mio cuore, sento di appartenere ancora, sono appese in cucina.

E quest’anno, l’onore che ti è stato fatto mi fa sentire orgogliosa di essere ‘una vecia mula de Trieste’.  Congratulazioni, mia cara citta`, Capitale europea della scienza 2020!

Come ti sei sviluppata, la Sissa, l’Ictp, l’Icgeb, l’Elettra Sincrotrone, Ogs, internazionalmente famosa per l’alta concentrazione di istituzioni scientifiche, oltre 30 centri di ricerca presenti sul territorio! Che città! Ed io sono nata là.

Quando riceverai questa l’edizione 2020 dello EuroScience Open Forum sarà ormai conclusa. Sono sicura che ti sarai fatta onore. Mi congratulo per il motto scelto: ‘Libertà per la scienza, scienza per la libertà’ che, secondo me, rappresenta perfettamente il tuo spirito garibaldino che ti ha aiutato ad affrontare invasioni, guerre e ingiustizie e che ti aiuterà a risolvere eventuali indecisioni e conflitti nel campo scientifico ed umano.

Ciao, cara Trieste, Te voio ben, te voio tanto ben!

Mario Donda Jr

Mario Jr è nato a Trieste nel 1945 e la passione per il calcio la ha nel sangue. Il padre, Mario Senior, all’età di 19 anni era portiere di riserva nella Triestina, gloriosa squadra calcistica della città. Allo scoppio della guerra partì per fare il militare e, al rientro, non ebbe più modo di rientrare nella prima squadra della città, per cui militò prima nel Sant’Anna e poi nell’Edera Cavana, due squadre triestine di serie C. Per varie vicende familiari, Senior decise di emigrare in Australia con tutta la famiglia, anche per le insistenze del suo santolo (padrino di battesimo). La partenza avvenne il 13 maggio 1955, con una nave piuttosto scassata che impiegò 46 giorni, rispetto ai 29 previsti, per arrivare a Melbourne.                                                             

A Trieste ho trascorso i primi 10 anni della mia vita, andando a scuola, facendo la prima Comunione e tirando i primi calci al pallone.

A proposito, proprio allora mi nacque la mia passione per il calcio, favorito dal fatto che mio padre allora era un discreto calciatore e la Triestina era una squadra che dava tante soddisfazioni ai suoi tifosi. La squadra era nata nel 1918 e per molti anni aveva militato in serie A. Dalle sue fila erano usciti calciatori famosi, primo tra tutti Nereo Rocco. Purtroppo in seguito ha avuto tristi vicende societarie e ora gioca in serie molto basse, ma la speranza è che si risollevi per la gioia di noi tutti suoi affezionati tifosi.

Quando avevo 8 anni, i miei zii cominciarono a portarmi allo stadio, avvolto dalla sciarpa rossa della squadra, avevo anche bandiera e una giacca rossa datami da un mio zio. Quando la squadra giocava fuori casa, stavamo tutti attaccati alla radio a Trieste, ad ascoltare attentamente e a tifare come se fossimo allo stadio.

Trasferitomi in Australia, assieme a mio padre ed a tutta la famiglia restavamo aggiornati sulla Triestina, grazie al giornale La Fiamma o a quelli che arrivavano dall’Italia.

A partire dal 1957, la Triestina iniziò la sua parabola discendente e così divenne difficile avere notizie, essendo in una serie inferiore.

Fu così che, come tutti i ragazzini della mia età, cominciai ad appassionarmi ad un’altra squadra, il Milan, che il quel periodo faceva faville ed aveva fior di campioni, uno per tutti Gianni Rivera che era il mio idolo, e dopo qualche anno cominciò ad allenarla il triestino Nereo

Rocco. Comunque la Triestina mi è sempre rimasta nel cuore.

La passione per il calcio, ha fatto sì che per molti anni io stesso fossi, qui in Australia, un giocatore di un certo livello, anche professionistico.

Se il Milan dovesse giocare contro la Triestina, forse io farei il tifo per quest’ultima, nonostante il grande attaccamento al Milan.

Myriam Bonazzi

Myriam Bonazzi è nata a Trieste nel 1933, figlia unica di Mario e Maria, di origine istriana.

Nel 1945, finita la guerra, Mario morì tragicamente per mano della polizia di Tito. Per Myriam, la morte del padre fu un trauma fortissimo.

Myriam a scuola aveva conosciuto Lazzaro, originario di Tirano in provincia di Sondrio, venuto a Trieste con il padre trasferitosi per lavoro. Li univa anche la passione per la montagna.

Lazzaro, che lavorava come geometra, fu convinto da uno zio materno di Myriam ad emigrare con lui in Australia. Partirono il 5 giugno 1954. Myriam, assieme alla nonna ed altri parenti, decise di raggiungere Lazzaro, arrivando a Melbourne il 30 Dicembre 1955. Maria l’avrebbe raggiunta successivamente. Myriam, che non aveva voluto sposarsi in Italia per procura prima di partire, arrivò così come fidanzata, per poi sposarsi l’11 febbraio del 1956.

“Passeggiando per Trieste”

Da quanti anni che non passeggio per Trieste… un’eternità mi sembra!

Tuttavia anche se fisicamente mi trovo in questa terra lontana, il mio cuore e la mia mente spesso mi fanno ritrovare in qualche angolo particolare della mia bella città natia che ho lasciato un immenso numero di anni fa.

I ricordi di gioventù rimangono indelebilmente associati ad avvenimenti la cui memoria allieta l’anima e permettono di inoltrarsi in una trama di esperienze formative e contesti ambientali.

Spesso girando per Canberra mi sono ritrovata ad associare una visione di un lago con simile effimero dettaglio, preziosamente custodito nella mia memoria, del laghetto di Val Rosandra dove si andava ad arrampicarsi sulle rocce del Carso.

Come non apprezzare la bella passeggiata in Riva Nazario Sauro con la visione del Golfo, la punta del Castello di Miramare e, in giornate specialmente nitide, anche con i contorni di Monfalcone distante circa 27 chilometri.

La conformazione carsica delle colline circostanti che si affacciano sul golfo a corona fanno affiorare ricordi belli su passeggiate da Opicina a Contovello e fino a Prosecco attraverso la Via Napoleonica.

Continuando la passeggiata turistica non può mancare la visita al Colle di San Giusto, nel centro della città, con il Castello e l’antica cattedrale e la Via Capitolina. I ricordi qui si infittiscono poiché ogni anno nella cattedrale si partecipava alla cerimonia per il nuovo anno scolastico.

I ricordi di gioventù e dei tempi di scuola, assopiti per secoli, mi riportano ai comizi degli studenti in Piazza dell’Unità d’Italia per ottenere la fine dell’occupazione anglo-americana ed il ritorno di Trieste all’Italia che finì nel 1954 quasi dieci anni dopo la fine della guerra.

A proposito della Piazza dell’Unità mi sovvengono i dettagli dei begli edifici che la popolano: il Municipio con le famose due statue che battono le ore, ai lati dell’orologio, che i triestini hanno battezzato “Micheze e Jacheze”. Poi il Palazzo del Governo con la facciata tutta ornata da bei fregi e abbellita dalle pitture a colori ed oro. Di fronte infine il Palazzo del Lloyd Triestino, severo ed imponente. E come non nominare il famoso Caffè degli Specchi? Luogo d’incontro dove degustare il migliore caffè di Trieste seduti al tavolino da dove la vista può spaziare su un magnifico panorama del golfo.

Pure da Barcola, a pochi chilometri dal centro della città, dove inizia quella che i triestini chiamano la ”scogliera”, si può pensare di goder del mare per una bella nuotata. La passeggiata lungomare è di circa 4 chilometri con accesso ad una ininterrotta catena di scogli dove distendersi a goder del sole mentre si può godere di una bella nuotata e pure di un panorama aperto sul golfo con veduta fino alla Punta di Pirano, ormai già Croazia.

Dopo questo itinerario tra i punti più spettacolari della mia città natia, vorrei concludere con una poesia che ho gelosamente conservato per quasi trenta anni ma di cui ho perso l’origine e che, in un certo senso, esprime il mio amore per Trieste.

 

“Io torno al mare avvolto dal cielo,

il silenzio tra una e l’altra onda

stabilisce una sospensione pericolosa;

muore la vita, si acquista il sangue

finche’ irrompe il nuovo movimento

e risuona la voce dell’infinito”

 

A cura di Luigi Catizone