Un po’ di Napoli a Belconnen (ACT)!!!

Un po’ di Napoli a Belconnen (ACT)!!!

Sorpresa sorpresa, andando una sera al Community Centre di Belconnen per ascoltare brani di opere italiane, abbiamo trovato nel foyer un cartello che ha subito attirato la mia curiosità ed attenzione.

Diceva testualmente: Could you warm somebody’s heart with a SUSPENDED COFFEE?

Insomma era proprio il riferimento ad una antica usanza, soprattutto dell’area napoletana: quella appunto del caffè sospeso, una pratica solidale che era molto viva in quella realtà fino a qualche decennio fa, conoscendo poi un relativo declino ai giorni nostri, anche se ora si cerca di riattivarla con varie iniziative.

Il caffè sospeso era l’iniziativa per cui gli avventori di un bar napoletano offrivano una “tazzulella e caffè“ ad uno sconosciuto bisognoso.

Secondo lo scrittore Riccardo Pazzaglia, le origini sono forse da ricondurre al “tira e molla”, cioè alle dispute, che nascevano quando si doveva pagare il conto del caffè tra gruppi di amici.

Spesso, nella confusione, un caffè non consumato risultava invece pagato, così, per semplificare le cose, si lasciava il credito di un caffè a chi ne avesse fatto richiesta. E a questo proposito un altro scrittore Luciano De Crescenzo, cantore della napoletanità più genuina, dice che in tal modo “era come offrire un caffè al resto del mondo”.

È interessante notare che questa “pratica solidale e coesiva”, non era la sola in uso nella società napoletana: ce ne erano altre, tra cui il cosiddetto acino di fuoco, un tizzone.

La pratica del caffè sospeso, ai giorni nostri, è stata anche estesa e sperimentata in molti paesi del mondo, tra cui Argentina, Bulgaria, Canada, Finlandia, Russia, magari trasformandosi, come nel caso dell’Empanada pendiente in Argentina.

In margine poi all’idea del caffè sospeso, sono poi nate altre iniziative, quali la poesia sospesa, il libro sospeso e la Rete del caffè sospeso.

Ora pare che sempre più persone decidano di diventare Ambasciatori di questa così suggestiva tradizione: basta una semplice frase: “Due caffè, per favore, uno per me ed uno sospeso “

Se il barista, magari troppo giovane, non capisce, glielo spiegano, sperando che pure lui diventi “ambasciatore“.

Molti di questi partecipanti a questa catena fanno parte della Onlus 1 caffè.

Potremmo a questo punto diventare anche noi ambasciatori qui, in Australia, di questa iniziativa, divulgando quella di Belconnen? Perché no, proviamoci!

Per finire, ci sarebbe piaciuto chiedere (nostro inglese permettendo) ai gestori del bar del Belconnen Community Centre come, quando e perché avesse deciso di adottare tale pratica, ma il bar era in quel momento chiuso, per cui anche le nostre domande sono rimaste… sospese!!

A conclusione di tutto, un dubbio mi pare però legittimo: e se il barista è un po’ birichino (cioè disonesto) e si tiene il credito-caffè per sé, magari come mancia?

Di questa perplessità non c’è alcun cenno nelle informazioni sul caffè sospeso: forse la forza ed il rispetto della tradizione rende etici?

Sandra Zucchini Catizone