La musica italiana nel mondo è da sempre associata all’annuale appuntamento con il cosiddetto “Festival di Sanremo”, nato in realtà come “Festival della canzone italiana” ed anche conosciuto con la locuzione di “Festival dei fiori”, in virtù della variegata offerta floreale della riviera ligure, di cui la nota cittadina fa parte.
Dopo l’esperienza dei Festival della canzone italiana organizzati a Rimini e a Rivierasco nella metà degli anni ’30, i quali ebbero scarso successo a causa della situazione politica in cui si trovava il Paese, seguì quella del festival de “La Capannina del Marco Polo” (organizzato a Viareggio da Aldo Valleroni, compositore e musicista jazz), il quale dal 1950 non poté essere riproposto per ragioni economiche; ecco allora che venne sostituito nel 1951 dalla brillante idea di Angelo Nicola Amato, direttore delle manifestazioni e delle pubbliche relazioni del Casinò di Sanremo, e di Angelo Nizza, coinvolto nella trasmissione radiofonica “I Quattro Moschettieri”: nacque così il moderno “Festival di Sanremo”, diventando uno dei più importanti e longevi festival musicali al mondo.
Il Festival si è quindi via via plasmato, attraversando settanta anni di storia dell’Italia moderna, passando varie trasformazioni: organizzative, scenografiche, di scelte musicali e di costume, oscillando tra momenti di grazia e declino, in qualche modo rispecchiando però sempre l’anima (non solo musicale) del Bel Paese.
Sul suo palco si sono così avvicendati molti nomi divenuti poi famosi in tutto il mondo e ricordati ancora anche dai nostri connazionali all’estero: da Nilla Pizzi, che vinse la prima edizione del 1951 (cui parteciparono solo tre cantanti) con “Grazie dei fiori”, a Domenico Modugno, vincitore nel 1958 con “Nel blu dipinto di blu” (anche nota come “Volare”).
E dopo gli anni ’60 e le sue canzoni “leggere”, arriveranno negli anni ’70 per la prima volta al Festival temi sociali e di contestazione, che già attraversavano il Paese: tra i fatti di cronaca viene ricordata proprio l’edizione del 1967 per il suicidio del cantautore genovese Luigi Tenco, la cui canzone “Ciao amore, ciao” (cantata in coppia con Dalida) si inseriva in tale contesto raccontando il disagio di un Paese che, nonostante il miracolo economico, viveva ancora una realtà di povertà ed indigenza, al di là del boom economico e della agiatezza ostentata.
Degli anni ’80 si ricordano poi numerosi altri artisti: da Toto Cutugno con “L’italiano”, presentato nell’edizione del 1983 ad Eros Ramazzotti, vincitore con “Adesso tu” nell’edizione 1986 (e ancora prima nella sezione “Nuove proposte” del 1984 con “Terra promessa”), fino a Laura Pausini, vincitrice della categoria Giovani nel 1993 con “La solitudine” e terza l’anno dopo fra i “Campioni” con “Strani amori”, nonché Andrea Bocelli che partecipò nelle “Nuove proposte” con “Il mare calmo della sera” nel 1994.
Ma dal Festival di Sanremo, in particolare, sono nati anche artisti “contemporanei”, che in qualche modo portano avanti la grande tradizione canora italiana nel mondo, parlando però un linguaggio appunto più moderno: da “Il Volo”, il trio di giovani che ha unito la tradizione operistica e della musica classica alle melodie pop, vincitori nel 2015 con “Grande amore” (e già famosi all’estero prima di esserlo in Italia), fino al gruppo dei Maneskin, vincitori nel 2021, edizione svoltasi per la prima volta nella sua storia senza pubblico, a causa della pandemia di Covid-19 che ha colpito tutto il pianeta.
Questi giovani ragazzi (tutti poco più che ventenni), dopo la vittoria del Festival (e prima ancora giunti secondi nel talent show “X-Factor” che li ha fatti conoscere al grande pubblico) hanno letteralmente spopolato ovunque, vincendo anche l’Eurovision Song Contest 2021, ispirato, per ciò che concerne il format, proprio al Festival di Sanremo, che, a partire dall’anno 1956, fu utilizzato proprio come occasione per selezionare il brano e il cantante rappresentanti dell’Italia in tale competizione.
La musica italiana nel mondo quindi è cambiata e sta cambiando, ma tanti nostri connazionali che vivono all’estero ne ignorano l’esistenza e l’evoluzione, non conoscendo i nuovi artisti e le nuove tendenze musicali del loro Paese d’origine, conservando la memoria di vecchi e famosi ritornelli, perdendo così la possibilità di vivere la contemporaneità della musica italiana. Questo “gap”, specialmente per le nuove generazioni, nate e cresciute all’estero, si traduce probabilmente nel vivere dei “ricordi musicali” dei propri parenti, chiusi in un eterno passato “musicale” che, per quanto luminoso e speciale, non racconta la modernità di cui poter comunque fruire, e, magari, addirittura poter essere orgogliosi.
Dare così spazio alla musica attuale è l’idea alla base del mio contributo alla rivista: senza dimenticare la grandezza della musica del passato, provare a creare un collegamento tra essa e la nuova che ci circonda.
Nelle mie esperienza di musicista ho avuto la fortuna di collaborare con tanti degli artisti sopra citati. Ricordo, tra le tante, l’esperienza come pianista con “Il Volo” nel primo tour mondiale del 2011 in USA e Canada (IL Volo Beacon Theatre NYC Oct 2011 – YouTube), per poi toccare tutta l’Europa nel 2012. Oggi continuo come collaboratore di Tony Renis, scopritore del trio ed autore, tra le tante, della famosa “Quando quando quando”. Ma la mia attività artistica si sviluppa anche come compositore, autore e interprete di brani originali, nei quali ho sempre cercato di unire la grande melodia, che fa parte della nostra tradizione, con le sonorità e la modernità a cui ci affacciamo. Da ultimo, ho registrato recentemente un album di canzoni inedite dal titolo “Il tempo migliore” in due versioni: una con suoni ed arrangiamenti più elettronici ed un’altra in “Acustico”, con le stesse canzoni interpretate però con solo piano e voce, inserendo all’interno un testo inedito scritto da un grande artista italiano Piero Ciampi, scomparso nel 1980, interpretato con Miranda Martino, altra grandissima artista ed interprete di fama mondiale https://www.youtube.com/watch?v=XMwhJJfNqm0
In questo nostro appuntamento cercheremo allora di creare un ponte fra l’immaginario musicale collettivo, soprattutto all’estero, e quello che ha di nuovo da offrire la produzione moderna e contemporanea in Italia, sperando di aprire un piccolo scorcio di curiosità in quanti vorranno sapere cosa è successo e cosa oggi succede nella musica del Paese che batte ancora forte nel loro cuore.
Gianfranco Mauto (Corrispondente dall’Italia)