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TANTE MEDAGLIE: TUTTE LUCCICANO, ALCUNE UN PO’ DI PIÙ!

Le olimpiadi TOKYO 2020, travagliatissime a causa della pandemia, sono finite con un numero di medaglie per l’Italia che è stato il più alto di sempre: 40. Il conto finale è di 10 medaglie d’Oro, 10 d’Argento e 20 di Bronzo.

Ovviamente tutte le medaglie sono bellissime e dietro a ognuna di esse c’è tanta fatica, talento e sacrificio. Talvolta in una frazione di secondo o in una unica prestazione si può buttar via il pesante lavoro di anni e tanti sogni. Per fortuna, altre volte ci si esalta con prestazioni eccezionali.

Vorrei ricordare tutte le medaglie, dei tre metalli, ma anche tutti i partecipanti alle Olimpiadi con la maglia dell’Italia. Impossibile!

Mi limito a segnalare quelle che hanno avuto un particolare impatto sugli appassionati e che hanno segnato momenti definiti da tutti “storici”.

Mi piace iniziare con la prima medaglia d’oro italiana di questa Olimpiade, vinta da Vito Dell’Aquila, nato nel novembre 2000 a Mesagne, piccolo paese in provincia di Brindisi, campione olimpico di Taekwondo nella categoria 58 kg, uno sport praticamente sconosciuto. Grandissima impresa per un “millennial” che vive e si allena in una piccola palestra di un paese di periferia.

Le medaglie definite “storiche” sono state quelle d’Oro nei 100 metri maschili, del salto in alto maschile e della staffetta 4×100, mai vinte in precedenza dall’Italia.

I 100 metri sono stati vinti da Lamont Marcell Jacobs. Nato a Fort Bliss, El Paso (Texas, USA), da giovanissimi genitori. Quando il bambino aveva tre settimane, il padre, militare statunitense di carriera, fu trasferito in Corea e Marcell con la madre, italiana, andò a Desenzano del Garda, dove è cresciuto ed ha mosso i primi passi da atleta. Ha iniziato nel salto in lungo ed è passato alla velocità circa tre anni fa, facendo rapidi e strepitosi progressi, fino ad essere considerato il nuovo Usain Bolt, il giamaicano che ha dominato per anni la specialità. Ha vinto con il tempo di 9,80 sec, che è anche il nuovo record europeo.

Diverso il discorso per Gianmarco Tamberi, nato nel 1992 a Civitanova Marche, protagonista da anni nella sua specialità del salto in alto. Infatti è stato campione mondiale indoor a Portland 2016 e campione europeo ad Amsterdam 2016. Ha vinto cinque titoli italiani assoluti tra outdoor e indoor ed è detentore del record nazionale sia outdoor che indoor. Ha avuto una carriera con molti infortuni, il più doloroso di tutti fu la rottura della caviglia pochi giorni prima dell’inizio delle Olimpiadi del 2016 a Rio de Janeiro, alle quali fu quindi costretto a rinunciare.

A TOKIO 2020, Tamberi ha vinto l’Oro con 2,37 m., ex-equo con Mutaz Essa Barshim del Qatar, da anni suo amico oltre che rivale. Avevano raggiunto ambedue quella misura senza errori, ma avevano poi sbagliato i tre tentativi a 2,39. Avrebbero potuto ricominciare a saltare per decidere chi avrebbe vinto l’Oro e chi l’Argento. Come da regolamento, hanno invece concordato di essere ambedue primi ex-equo, vincendo ambedue la medaglia d’Oro, suggellando la decisione con un abbraccio fraterno e sportivissimo. La cerimonia della premiazione è stata particolarmente toccante e di elevato valore sportivo https://fb.watch/78wgAwlvqr/.

E non finisce qui: un’altra medaglia mai vinta dall’Italia, e che nessuno sperava di ottenere, è stata quella della staffetta 4×100 metri. Vinta sul filo di lana, per un solo centesimo di secondo, dal quartetto di velocisti italiani. E’ partito per primo Lorenzo Patta, 21 anni, il più giovane, sardo di Oristano; ha consegnato il testimone a Marcel Jacobs, 26 anni, fresco campione olimpico dei 100 m.; il terzo è stato Eseosa Fostine (detto Fausto) Desalu, 27 anni, di origine nigeriana, nato in Italia, ma diventato italiano solo nel 2012 quando ha compiuto 18 anni (una storia tutta da raccontare e su internet è facile trovarla); gli ultimi cento metri li ha corsi Filippo Tortu, 23 anni, anticipando di un centesimo di secondo il concorrente britannico.

 

Luigi Catizone

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