Firenze, non solo gli Uffizi

Firenze, non solo gli Uffizi

Firenze è una citta sorprendente! Il suo centro storico, delimitato dalla cerchia di mura del XIV secolo, è stato nel 1982 dichiarato dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Certamente non si può che rimanere incantati di fronte alla Cupola del Brunelleschi, al campanile di Giotto, alla Basilica di Santa Croce e di Santa Maria Novella, al Battistero, a Piazza della Signoria, vero polo museale a cielo aperto, e così via.

Tuttavia esistono altri gioielli, posti al di fuori delle mura e situati sull’altra sponda del fiume Arno, che meritano di esser visitati, anche per la magnifica vista sulla città monumentale che da essi si può godere. Ci riferiamo a Forte Belvedere, nel quale vengono spesso ospitate mostre di scultura assai apprezzate, e di Villa Bardini, di cui vogliamo qui parlare più diffusamente.

Firenze, pur essendo una città di dimensioni ridotte, ha gli stessi problemi di traffico di una grande città, anche per l’enorme numero di turisti che ogni anno la visitano. Il consiglio è quindi di muoversi quanto più possibile a piedi. Se attraversate il Ponte Vecchio e poi vi spingete su per la strada della Costa San Giorgio (assai ripida in verità), costeggiando il Forte di Belvedere, al numero 2 vi imbatterete nell’ingresso di Villa Bardini. 

Di origini secentesche, detta all’epoca “Manadora“ dal nome del costruttore Francesco Manadori , è stata oggetto di numerosi passaggi di proprietà, sino al 1913, allorché venne acquistata da Stefano Bardini, definito il principe degli antiquari, che volle rimanere sul colle come a presidiarlo, stregato dalle caratteristiche della Villa e dal Giardino, declinante sul fianco nord della collina, con uno spettacolare affaccio sulla città.

Per capire che cosa significa nella immagine di Firenze il parco di villa Bardini, è opportuno guardare la città dal corridoio di Ponente degli Uffizi, quello che si affaccia sull’Arno. Sotto di noi vedremo scorrere “il fiume che i ponti cavalcano tesi come archi”, come scriveva Elisabeth Browning, poetessa inglese dell’era vittoriana. Di fronte invece vediamo stagliarsi il Colle Belvedere, fitto di chiese e di ville fra cui quella del grande antiquario con la sua loggia rinascimentale, ove venivano ospitati i mecenati che, di fronte a Firenze distesa ai loro piedi, si convincevano a firmare i sontuosi assegni che avrebbero portato in giro per il mondo (da Berlino a Boston, da New York a Washington) i capolavori dell’arte italiana, offerti in vendita dall’antiquario Stefano Bardini.

Due sono le mostre permanenti presenti nella villa: l’esposizione dedicata all’arte sartoriale di Roberto Capucci, vera icona della moda italiana nel mondo, e una raccolta di opere di Pietro Annigoni, il “pittore delle Regine“, di cui viene documentata l’intera attività di un artista più di ogni altro radicato nella grande tradizione umanistica dell’arte italiana.

Sino al 7 gennaio 2018 è stata ospitata la mostra dedicata a Llevelyn Loyd, pittore di origini gallesi ma livornese di nascita, fiorentino d’adozione e innamorato dell’isola d’Elba. L’esposizione presentava 60 opere di Lloyd, concentrandosi sul tema che più lo appassionava: il paesaggio toscano sia campestre che marino.

Se poi passeggiamo nel giardino, ci accorgiamo che in realtà esso è composto da tre sezioni diverse per epoca e stile: al centro la grande scalinata costruita nel Seicento ed arricchita con statue e fontane alla fine del Settecento; ad ovest il giardino anglo-cinese con boschetti e canali d’acqua, costruito all’inizio dell’Ottocento per circondare la villa; ad est poi, nel parco agricolo, possiamo scoprire il frutteto con la varietà di prodotti della tradizione agricola toscana e le diverse maniere di collocare le piante a spalliera, a cordone e a frutteto nano. Da non perdere assolutamente la fioritura delle camelie a marzo; la galleria del glicine in fiore, le azalee e i rododendri in aprile; le rose a maggio e le ortensie da giugno in poi.

Così il parco-giardino di Stefano Bardini entra a far parte di quella mirabile “spina verde“ di Firenze che da Porta Romana, attraverso Boboli, giunge alle sponde dell’Arno.

Il percorso che abbiamo descritto ci ha così presentato un grande antiquario che aveva compreso come la bellezza, consegnata ai dipinti e alle sculture, ai mobili intarsiati e alle ceramiche robbiane policrome, si possa anche riflettere, come in un gioco di specchi, nelle meraviglie della Natura.

Marcello Amato