I coriandoli sono confetti?

I coriandoli sono confetti?

Spesso cercando l’origine delle parole ci si imbatte in sorprese, legate alla evoluzione delle lingue e dei costumi.

L’asilo fondato da Enrico Mangili

Per esempio, ora che il Carnevale è terminato, puntiamo la nostra attenzione su quei piccoli oggetti che del Carnevale sono uno dei simboli: i coriandoli.

La sorpresa viene dal fatto che, se cerchiamo la traduzione del termine “coriandoli (di Carnevale)” nelle varie lingue, troviamo Coriandoli = confetti (in inglese), Konfetti (in tedesco), confettis (in francese), confetis (in spagnolo).

Quale è il legame tra quei dischetti di carta colorata ed i nostri dolciumi di mandorle ricoperte che noi oggi in italiano chiamiamo propriamente Confetti?

Per trovarne l’origine dobbiamo fare alcuni passi indietro, nell’Ottocento e a Milano. Anzi, torniamo ancora più indietro, quando nel 1776, all’epoca della dominazione austriaca nel Lombardo-Veneto, bruciò il Teatro Regio Ducale di Milano. L’Arciduca Ferdinando, figlio di Maria Teresa d’Austria, volle subito sostituirlo con un nuovo teatro, anzi, decise per due teatri. Il primo teatro venne chiamato “Alla Scala”, nome che porta ancora oggi nel mondo il grande prestigio per la musica lirica.

Il secondo teatro sorse in un’area non molto distante, al posto di alcune scuole dette “canobbiane”. Questo nuovo teatro, detto appunto “Alla Cannobiana” (a fine ‘800 rinominato Teatro Lirico), venne inaugurato nel 1779, un anno dopo del Teatro alla Scala, e divenne sede di spettacoli importanti, meno prestigiosi di quelli del “fratello” maggiore ma ugualmente graditi alla cittadinanza dell’Ottocento milanese. In particolare erano molto popolari gli spettacoli di ballo e quelli per il Carnevale, sia per adulti che per bambini, e le relative sfilate cittadine.

E qui entrano sulla scena i nostri “coriandoli”.

All’epoca, a Carnevale, come segno di festa, si lanciavano sulle persone dei dischetti di gesso colorati o dei semi di coriandolo ricoperti, che però, specie nelle feste dei bambini, erano piuttosto “dolorosi” per chi li riceveva, tanto che il Prefetto arrivò a vietarne l’uso.

Il busto di Enrico Mangili

Alla Canobbiana di quelle feste per bambini ne facevano tante, come dimostrano queste immagini d’epoca:In quell’epoca a far parte della Commissione del teatro alla Canobbiana per il “Carnevale dei bambini” vi era un certo Enrico Mangili. Egli aveva una grande stamperia tessile alla periferia nord-est di Milano, che utilizzava anche la seta prodotta localmente dai bachi. I bachi da seta si nutrivano delle foglie dei gelsi, piante all’epoca molto diffuse nel Milanese, che venivano ricoperte da grandi fogli di carta traforata per consentire ai bachi soprastanti di alimentarsi.

Il Mangili notò la grande quantità di dischetti di carta che venivano così creati forando la carta e gli venne l’idea di usarli per le feste e le sfilate carnevalesche, al posto di quelle “pietruzze” fastidiose usate fino allora. I coriandoli colorati di Milano ebbero successo e si diffusero ben presto nel resto del Paese e all’estero, dove però mantennero il nome dei “confetti” di vecchia maniera, mentre in Italia il termine fu usato dopo solo per le classiche mandorle ricoperte di zucchero.

Enrico Mangili era anche un grande benefattore, e tra le opere di beneficienza fece erigere anche un asilo per i bambini delle filatrici di allora, in attività ancora oggi in viale Padova 269 a Milano. Nel giardino di questo asilo, ancora funzionante, fa bella mostra di sé il busto dedicato al benefattore Enrico Mangili…nonché inventore dei “coriandoli”.

Si narra che il Mangili ebbe anche l’idea di utilizzare i nastri perforati dei telegrafi di allora, inventando così anche le “stelle filanti”. Ma questo è meno documentato, pur se credibile…

Pietro Catizone