COVID-19: rilassiamoci un po’, ma con giudizio e prudenza

COVID-19: rilassiamoci un po’, ma con giudizio e prudenza

Questo periodo di isolamento (lockdown), che tutti, volenti o nolenti, abbiamo subito a causa della pandemia di COVID-19, ci ha permesso di fare tante cose che invece avevamo trascurato nei periodi precedenti: leggere un buon libro, curiosare navigando su Internet, usare meglio e più spesso i social media, ascoltare buona musica, cucinare, coltivare hobby trascurati e così via.

Credo che nessuno abbia preteso di fare delle cose eccezionali, come fece Isaac Newton (1642-1727) durante la peste bubbonica nella seconda metà del XVII secolo. Ci accontentiamo di molto meno. https://www.youtube.com/watch?v=hwzC2WNasGw

Abbiamo anche potuto ricordare che nel corso dei secoli scorsi ci sono state molte malattie che in maniera pandemica hanno colpito l’umanità. Una per tutte, ricordiamo la peste bubbonica di manzoniana memoria che tra il 1629 e il 1631 colpì soprattutto l’Italia settentrionale e a Milano morì il 25% della popolazione e portò ad una gravissima crisi economica. Più recentemente, esattamente un secolo fa, c’è stata un’altra gravissima pandemia che, subito dopo la tragedia della prima guerra mondiale, aveva colpito il mondo intero, la cosiddetta Spagnola, che aveva causato decine di milioni di morti.

Guardando alcuni documenti dell’epoca della Spagnola, si comprende come, dopo un secolo, le misure da mettere in atto per contenere la diffusione del virus non siano significativamente cambiate, I consigli e regole di allora sono gli stessi di oggi. Sembra quasi che la scienza non abbia fatto nessun progresso. Questo non è assolutamente vero. Infatti oggi si sa molto di più sulla causa e l’origine della malattia, sulle sue caratteristiche biologiche, sulla risposta dell’organismo all’infezione e così via. Occorre però trovare una terapia adeguata e approntare e rendere ampiamente disponibile un adeguato vaccino: queste due cose purtroppo richiedono del tempo, mesi o anni, e nel frattempo l’infezione si diffonde e miete vittime. Ecco che allora valgono sempre le stesse regole: pulizia generale e delle mani in particolare, mascherine, distanziamento sociale.

Dalla carrellata di immagini e notizie che seguono e che riguardano la prevenzione del contagio, sembra di essere nei nostri giorni. Tutto il materiale qui mostrato è facilmente reperibile su Internet.

Si vede come l’uso della mascherina fosse assolutamente consigliato e spesso obbligatorio, pena la galera. Si usavano in famiglia e negli uffici ed erano spesso fatte in casa con la stoffa. Naturalmente, specie le signore dell’alta borghesia, non volevano perdere la loro eleganza, anche indossando la mascherina.

Le prescrizioni da osservare erano anche allora le stesse di oggi e in pratica uguali in tutto il mondo, segno che, anche se con minore velocità rispetto ad oggi, le notizie correvano lo stesso e tutti si adeguavano.

Accanto a queste misure, erano vietate le riunioni di molte persone e gli affollamenti in genere, si consigliava di non usare i mezzi pubblici, ma di andare a lavorare a piedi.

Venivano chiuse le scuole, le chiese e i mercati, dove poteva esserci occasione di una più facile diffusione della malattia.

Anche viaggiando, c’era l’obbligo della mascherina e sembra che i pochi viaggiatori si adeguassero all’ordine.

Gli ospedali erano presi d’assalto dai malati e si adoperavano soluzioni nuove, utilizzando spazi nuovi e inventando modalità del tutto nuove per evitare il contagio tra un letto e l’altro.

Un caso molto particolare di prevenzione della Epidemia Spagnola, fu quello della cittadina di Gunnison, nel Colorado, USA.

Come ricordato in  questi giorni sia da un giornale australiano “The Guardian (Australian Edition)” e da uno italiano “La Stampa”, in questa cittadina, non appena si ebbe notizia della presenza della malattia nei paesi vicini, il sindaco ordinò una chiusura completa da ogni contatto con l’esterno. La regola fu scrupolosamente seguita dalla cittadinanza e si riuscì a salvaguardare tutta la popolazione dalla malattia.

Curioso anche ricordare l’avviso diffuso dalla Società Telefonica Bell del Missouri che invitava, durante la quarantena, ad evitare l’isolamento ed a mantenere contatti con il telefono Bell, ormai, a loro detta, un servizio universale.

Come sempre in situazioni simili, c’era chi sfruttava la paura, talvolta la disperazione e l’ignoranza delle persone, promettendo risultati miracolosi grazie a particolari e fantasiose sostanze disinfettanti.

Vorrei concludere tra il serio ed il faceto questa carrellata di notizie con una vera e propria fake news, come le tante che si sono diffuse anche in questo periodo. E’ stata riesumata proprio in questi giorni una vecchia notizia sull’origine dell’espressione dialettale napoletana “facite ammuina” che significa “fare confusione”. Si racconta infatti che tale espressione originasse da un presunto ordine di un ufficiale napoletano, Federico Cafiero, contenuto in un inesistente “Regolamento da impiegare a bordo dei legni e dei bastimenti della Real Marina del Regno delle Due Sicilie” del 1841. E’ storicamente falso, perché la Real Marina del Regno delle Due Sicilie era regolamentata da altre disposizioni emanate già nel 1818. “Facite ammuina” doveva comunque essere una regola da applicare in occasione di visite a bordo delle alte autorità del Regno. “Facendo la ammuina”, cioè la maggior confusione possibile e spostandosi rapidamente da una parte all’altra della nave, era possibile avvertire rapidamente tutto l’equipaggio della presenza a bordo dell’Autorità e, allo stesso tempo, si cercava di dimostrare che l’equipaggio fosse molto operoso ed indaffarato. Secondo altri invece “facite ammuina” è una espressione nata nell’ambiente goliardico dei cadetti napoletani del collegio di Pizzofalcone e databile fra il 1841 e il 1844.

In occasione di questo periodo di pandemia, il “documento” è stato ripreso, sostituendo le righe finali di N.B., in modo da far riferimento a casi di epidemie di varia natura, nel senso di non stare tutti vicini e assembrati, ma distribuendosi sulla nave, girando avanti e indietro.

Ci auguriamo tutti che presto questa grave situazione si avvii a risoluzione e possiamo di nuovo tornare a lavorare, incontrarci e viaggiare.