Fausto Coppi, il Campionissimo

Fausto Coppi, il Campionissimo

Questo è un articolo per gli appassionati di ciclismo e sport in generale, ma non solo.
Quest’anno ricorre in centenario della nascita di Fausto Coppi, nato a Castellania in provincia di Alessandria e morto prematuramente il 15 settembre 1919 a Tortona il 2 gennaio 1960.
Nato da una famiglia povera, giovanissimo andava in bicicletta a Novi Ligure per lavorare in una salumeria, facendo così 50 Km al giorno nelle colline alessandrine.
Scoperto da un massaggiatore non vedente, Biagio Cavanna, divenendo professionista nel 1939 e vincendo, da esordiente, il Giro d’Italia del 1940, proprio il giorno prima dell’entrata in guerra dell’Italia.

Era un ciclista con caratteristiche complete: era un “passista”, aveva cioè una particolare attitudine alle gare su lunghi percorsi pianeggianti, riuscendo a mantenere a lungo un’andatura sostenuta e regolare, ma era anche un ottimo scalatore di dure salite ed aveva anche lo spunto del velocista. Queste qualità forse dicono poco ai non appassionati di Ciclismo, ma hanno fatto di Coppi un campione completo. Venne infatti presto chiamato il Campionissimo o l’Airone.
Testimonianza della grandezza dell’atleta è il suo palmares, che ne fa il secondo ciclista più vincente di tutti i tempi, dopo Eddy Merckx.
Vinse 17 competizioni su strada, ben 5 Giri d’Italia, tra il 1940 e il 1953, e due Tour de France (1949 e 1952). Fu il primo a conquistare le due importanti competizioni a tappe nello stesso anno (1949). Cinque furono i Giri di Lombardia e tre le Milano-Sanremo vinte. Si impose anche nelle famose competizioni nordeuropee, come la Parigi-Roubaix e la Freccia Vallone. A completare la sua straordinaria carriera furono le vittorie al Campionato del Mondo per professionisti nel 1953, al Campionato del Mondo di inseguimento su pista nel 1947 e 1949. Infine, detenne il primato dell’ora, con 45,798 Km, dal 1942 al 1946. Per quasi tutta la sua carriera ha corso con la maglia bianco-celesta della Bianchi, famosa marca di biciclette.
Un sua caratteristica era che, nonostante su 151 vittorie avesse vinto 58 volte per distacco, non finiva mai a braccia alzate, quasi volesse fare un gesto di rispetto nei confronti degli avversari lasciati dietro.

Moneta commemorativa

In quegli anni, tutti seguivano le gare alla radio e le voci e le frasi dei cronisti erano diventate famose. Riguardo Coppi, tutti gli appassionati ricordano la celebre espressione ripetuta più e più volte dal radiocronista Mario Ferretti: “C’è un uomo solo al comando. La sua maglia è bianco-celeste. Il suo nome è Fausto Coppi”.
Un’altra frase spesso ricordata fu detta in occasione della Milano-Sanremo del 19 marzo 1946, quando Coppi vinse dopo una fuga solitaria di ben 151 km ed arrivando al traguardo con 14 minuti di vantaggio. Il radiocronista Niccolò Carosio, dopo l’arrivo del Campionissimo e non avendo notizie degli inseguitori, disse “Primo Fausto Coppi; in attesa del secondo classificato trasmettiamo musica da ballo”.
Già da tutto ciò, anche i non appassionati di questo sport possono comprendere la straordinarietà del personaggio. Ma altri elementi hanno contribuito a rendere famoso e popolare Coppi.
Il primo fu la grande rivalità di Fausto Coppi con l’altro famosissimo ciclista e grande Uomo Gino Bartali. L’Italia si divise, sportivamente parlando, tra sostenitori dell’uno o dell’altro ciclista, che rispondevano a suon di vittorie.
Ma che questa rivalità fosse mantenuta su un corretto piano sportivo, lo dimostra un altro episodio celeberrimo, testimoniato da una foto scattata da Carlo Martini e diventata un’icona dello sport del secolo scorso. Era il 19 luglio del 1952 e nel corso della decima tappa del Tour de France, da Losanna all’ Alpe d’Huez (vinta da Coppi che conquisterà anche la maglia gialla), venne scatta l’istantanea dello scambio di borraccia (che in realtà era una bottiglia d’acqua) tra Fausto Coppi e Gino Bartali. Segno di grande rispetto e sportività. Per anni si è andati avanti discutendo e cercando di capire chi avesse dato e chi avesse ricevuto la borraccia, se cioè il gesto fosse partito da uno o dall’altro campione.
Oltre che per le sue straordinarie imprese sportive, Coppi fu al centro delle cronache scandalistiche per la sua vita privata e fu oggetto di accaniti pettegolezzi. Il 22 novembre 1945 aveva sposato Bruna Ciampolini, con cui ebbe una figlia, Marina. Nel 1953 ebbe inizio la sua chiacchieratissima relazione extraconiugale con una signora sposata, Giulia Occhini, denominata poi da un giornalista francese la “Dama Bianca”. Seguirono lunghissime e travagliate vicende giudiziarie che coinvolsero pesantemente la coppia. La relazione fu addirittura anche “condannata” dal Papa Pio XII. La vicenda si concluse con un matrimonio in Messico e la nascita nel 1955 del figlio Faustino.
Tristissima fu la morte dell’ancor giovane Fausto Coppi il 2 gennaio 1960, per la mancata diagnosi di malaria, malattia contratta durante un viaggio nell’Alto Volta, attuale Burkina Faso, assieme ad alcuni colleghi francesi. Il funerale, seguito da diecine di migliaia di appassionati, testimoniò, se ce ne fosse stato bisogno, di quanta popolarità ed affetto godeva.
Altro segno della grandezza del personaggio è che nel settembre del 2019 il Poligrafico e la Zecca dello Stato Italiano hanno coniato una moneta da 5 Euro, commemorativa della sua nascita.
Tutta la sua vita sportiva e privata, assieme alla sua tragica morte, hanno contribuito a fare di Fausto Coppi, il Campionissimo, un Eroe e una Leggenda.

Luigi Catizone