La Bologna dei portici

La Bologna dei portici

Nel corso dei decenni, Bologna, città capoluogo della Regione Emilia-Romagna, è stata definita “la Dotta”, perché vi ha sede l’Università più antica del mondo fondata nel 1088; la “Grassa”, perché a Bologna si mangia bene e in modo condito e saporito; la “Rossa”, per il colore dei suoi tetti e di molti dei suoi palazzi (negli ultimi decenni questo aggettivo è stato usato anche come “colorazione” politica, comunista, ma di recente questo colore si è un po’ sbiadito).
L’aspetto che caratterizza la città, e che si nota appena si comincia a camminare lungo le sue strade, sono i Portici. Solo nel centro storico sono ancora esistenti oltre 38 km di portici, a cui vanno aggiunti quelli di S. Luca, degli Alamanni e della Certosa. Anche nelle zone più nuove, “fuori dalle mura”, come dicono i bolognesi, è facile vedere nuove costruzioni con i portici.


Di recente è stata avviata la procedura per far diventare i Portici di Bologna Sito Unesco Patrimonio dell’Umanità.
I Portici cominciarono a nascere nel tardo medioevo. In conseguenza del forte incremento della popolazione, dovuto principalmente allo sviluppo dell’Università, fu necessario aumentare gli spazi abitativi delle case. Si ampliarono così i piani superiori con prolungamenti delle travi portanti sorrette solo da mensole. Essendo però il peso troppo elevato, fu necessario sorreggere questi prolungamenti e scaricare a terra il sovrappeso, tramite colonne in rovere, una varietà di quercia di cui il territorio era ricco.
Nel 1288, questo tipo di costruzione fu regolamentato da un bando, per cui nessun nuovo edificio doveva essere privo di portici, alti almeno 7 piedi bolognesi (2,66 metri), quanto un uomo a cavallo, e larghi altrettanto.
Il 26 marzo 1568 fu emesso un altro bando che ordinava che entro tre mesi tutte le colonne lignee dei portici dovessero essere sostituite da colonne in laterizio o in pietra. Nonostante le minacce (10 scudi d’oro di multa), molte colonne di legno resistettero fino alla metà del XIX secolo quando la sostituzione fu quasi del tutto completata. Per fortuna, ancora oggi possiamo vedere qualche portico medioevale con colonne in legno. Alcuni esempi sono Palazzo Grassi in via Marsala, le case di via del Carro, quelle di Piazza della Mercanzia e casa Isolani in Strada Maggiore.
In tutte le città che si sono sviluppate nel Medioevo, i portici furono un elemento costante, ma, mentre a Bologna si sono mantenuti attraverso i secoli, nelle altre città sono stati chiusi e privatizzati.


A Bologna si era capito che il portico era un elemento molto significativo ed utile alle attività economiche, perché l’artigiano poteva lavorare alla luce esterna, ma al coperto, e il piccolo commerciante poteva esporre la sua mercanzia senza rischio. Inoltre facilitava i passanti, soprattutto quando ancora le strade non erano selciate. Proprio per queste considerazioni, a Bologna si ebbe la definizione giuridica di utilità pubblica che prevalse su quella privata. Importante è notare che il suolo su cui i portici erano e sono costruiti era ed è privato, ma l’uso era ed è pubblico, mentre la manutenzione di essi restava e resta privata.
Particolarmente interessanti sono le caratteristiche di alcuni Portici. Ne riportiamo solo alcune, nel caso qualcuno dei lettori passasse da Bologna.
Ricordiamo: quello che collega porta Saragozza al santuario di San Luca, di 3,796 Km e con 666 archi, che è il portico più lungo al mondo; quello che porta dall’arco del Meloncello alla Certosa, composto da 130 arcate a tutto sesto; quello che collega porta Maggiore alla chiesa degli Alemanni, composto da 167 arcate e lungo 650 metri. Splendido è portico al lato della chiesa di S.Giacomo in via Zamboni. Altri importanti esempi si trovano in piazza Santo Stefano, nel palazzo Bolognini e nelle case Beccadelli. In piazza Maggiore, lungo il palazzo del Podestà, il portico è sorretto dai “pilastroni” ornati da bassorilievi. Del Quattrocento è l’altissimo portico “dei Bastardini”, in via d’Azeglio, chiamato così perché sotto le volte ebbe sede l’orfanotrofio fino al 1797.
Il portico più largo della città è il quadriportico della basilica di S.Maria dei Servi in strada Maggiore, mentre il portico più alto della città è in via Altabella dove il palazzo arcivescovile ha un loggiato che sfiora i 10 metri, edificato intorno al 1293. In via Senzanome, si trova il portico più stretto della città con appena 95 cm.
Per i bolognesi particolarmente importante è il portico dell’Archiginnasio, eretto dal Terribilia nel 1563, noto come “Pavaglione”, elegante punto di ritrovo e passeggio.
I portici sono comunque solo un aspetto, culturale e turistico, che Bologna offre. Visitarla aiuta molto, lo spirito e… il corpo.

Luigi Catizone