Alcune regole di scrittura suggerite da Umberto Eco

Alcune regole di scrittura suggerite da Umberto Eco

I grandi scrittori lasciano spesso piccole e grandi opere dal valore inestimabile. Umberto Eco non fa certamente eccezione.

Nato ad Alessandria il 5 gennaio 1932, è morto a Milano, 19 febbraio 2016. E’ stato un semiologo, filosofo, scrittore, traduttore, accademico, bibliofilo e medievalista italiano. Ha insegnato in varie Università italiane e straniere, in particolare nell’Università di Bologna, dove nel 1971 diede inizio ai corsi del DAMS, che era un intero corso di laurea dedicato ad argomenti come lo spettacolo, la musica e le arti in genere.

Ha scritto innumerevoli saggi di semiotica, estetica medievale, linguistica e filosofia, oltre a romanzi di successo.

Nel 1980 Eco esordì nella narrativa, pubblicando il suo primo romanzo, Il nome della rosa, che ebbe subito un enorme successo di critica e di pubblico.  E’ stato tradotto in 47 lingue ed ha venduto oltre 50 milioni di copie. Da esso è stato tratto un celebre film con Sean Connery e un remake è in preparazione con John Turturro.

Nel 1988 pubblicò il suo secondo romanzo, Il pendolo di Foucault. Successivamente, L’isola del giorno prima (1994), Baudolino (2000), La misteriosa fiamma della regina Loana (2004), Il cimitero di Praga (2010) e Numero zero (2015).

Amava anche l’enigmistica e i giochi linguistici. Molte sue frasi sono rimaste famose. Mi piace ricordarne una: Il computer non è una macchina intelligente che aiuta le persone stupide, anzi, è una macchina stupida che funziona solo nelle mani delle persone intelligenti.

Ci ha lasciato anche una interessante lista di 40 regole per scrivere bene in italiano. Ogni regola contiene l’errore che invita ad evitare, a voi trovarlo.

Ne riportiamo solo alcune, almeno questa volta.

  1. Evita le allitterazioni, anche se allettano gli allocchi.
  2. Non è che il congiuntivo va evitato, anzi, che lo si usa quando necessario.
  3. Evita le frasi fatte: è minestra riscaldata.
  4. Esprimiti siccome ti nutri.
  5. Non usare sigle commerciali & abbreviazioni etc.
  6. Ricorda (sempre) che la parentesi (anche quando pare indispensabile) interrompe il filo del discorso.
  7. Stai attento a non fare… indigestione di puntini di sospensione.
  8. Usa meno virgolette possibili: non è “fine”.
  9. Non generalizzare mai.
  10. Le parole straniere non fanno affatto bon ton.
  11. Sii avaro di citazioni. Diceva giustamente Emerson: “Odio le citazioni. Dimmi solo quello che sai tu.”
  12. I paragoni sono come le frasi fatte.
  13. Non essere ridondante; non ripetere due volte la stessa cosa; ripetere è superfluo (per ridondanza s’intende la spiegazione inutile di qualcosa che il lettore ha già capito).
  14. Solo gli stronzi usano parole volgari.
  15. Sii sempre più o meno specifico.
  16. L’iperbole è la più straordinaria delle tecniche espressive.
  17. Non fare frasi di una sola parola. Eliminale.
  18. Guardati dalle metafore troppo ardite: sono piume sulle scaglie di un serpente.
  19. Metti, le virgole, al posto giusto.
  20. Distingui tra la funzione del punto e virgola e quella dei due punti: anche se non è facile.

A cura di Luigi Catizone