Arte …in libera uscita

Arte …in libera uscita

Mi riferisco ai graffiti ed ai murales che ormai sono diffusi un po’ ovunque, ma non mi riferisco certo a quei segni vandalici che imbrattano spazi e superfici non concesse allo scopo…

I graffiti ed I murales “legali” (chiamiamoli così) sono opere commissionate da Enti ufficiali, Istituzioni e talora anche privati cittadini e sono espressione di veri e propri artisti e/o street designers che hanno vari estimatori e anche quotazioni di notevole rilievo (si pensi, esempio per tutti, a Basquiat!).

In Italia ci sono tantissimi borghi, cittadine e metropoli che offrono muri dipinti.

Tra nord e sud, possiamo ricordare alcuni paesi, tra cui Dozza, Orgosolo, San Sperate, Aielli, Diamante, Stigliano e altri, ma anche città come Ferrara, Padova o Genova. Napoli poi ha tanti graffiti con Maradona (ma anche con La Pudicizia, copia del capolavoro in marmo ospitato nella Cappella S. Severo, insieme al famoso Cristo velato).

…Maradona e Napoli, un incontro che tanto ha significato per i napoletani e la città stessa, come viene rappresentato anche nell’ultimo film di Paolo Sorrentino (già premio Oscar per La grande bellezza)” È stata la mano di Dio”, film che rappresenterà l’Italia agli Oscar 2022, dopo aver vinto il Leone d’Argento alla 78 Mostra del Cinema di Venezia.

Anche Palermo mostra tanti graffiti, alcuni “religiosi”, poiché rappresentano i Santi Patroni della città (Santa Rosalia e San Benedetto il Moro), accanto ad altri più “laici”, come, ad esempio quelli che rendono omaggio a Franco Franchi che, con Ciccio Ingrassia, creò una formidabile, popolarissima coppia comica nel secondo dopoguerra.

Non poteva mancare Roma che forse vanta anche un primato: 30 quartieri e 150 strade offrono infatti circa 330 opere che rappresentano i temi più disparati: dal cinema, al fumetto, dalla cronaca alla letteratura…

Scendiamo poi ancora più a Sud, a Salerno, dove troviamo il progetto “Muri d’Autore “: nato nel 2014 per rivalutare un quartiere abbandonato, ha coinvolto gli abitanti dello stesso, avvicinandoli alla cultura espressa nei versi poetici scritti sui muri e accompagnati da disegni di varia natura, secondo l’ispirazione degli artisti impegnati in questa manifestazione.

Alcuni centri meritano forse un discorso a parte.

 

Dozza

Paese a circa 30 km da Bologna, è tra i Borghi più belli d’Italia e si caratterizza per i numerosi muri dipinti sulle case del centro storico.

Ogni due anni, dagli anni sessanta dello scorso secolo, vi si svolge la Biennale del Muro dipinto, durante la quale numerosi artisti contemporanei realizzano le loro opere sui muri che rimangono come museo a cielo aperto.

I dipinti sono ovunque, sui vari muri, naturalmente, ma anche tra le finestre, sugli archi del paese (come Arcobaleno di Alfonso Frasnedi, con le sue nuvolette azzurre), intorno ai portoni di case o delle botteghe…

Tra i dipinti più famosi c’è “L’Angelo di Dozza”, di Giuliana Bonazzi e fortunati gli abitanti di quella casa con tale protettore!! Ma poi ecco che vicino ad una altra porta c’è un “Drago” sinuoso e dai colori vivaci che però non incute alcuna paura, o altri dipinti “trompe-l’œil “, che giocano cioè su una illusione ottica che ti pare li faccia uscire dal muro…

Comunque tutto il paese è un vero gioiellino che offre molte occasioni di visita, perché non di sola arte dipinta si parla, ma anche di arte enogastronomica: siamo pur sempre in Emilia-Romagna, tra Bologna ed Imola, due rinomati centri di eccellenza in questo settore!

 

San Sperate, Sardegna sud- occidentale
È il paese di Pinuccio Sciola, scultore locale che, di ritorno da un viaggio a Città del Messico, dove si era attuata “la rivoluzione dei muri bianchi”, inizia a coinvolgere studenti e compaesani per disegnare anche sui loro muri i problemi vissuti e affrontati quotidianamente da questa comunità del Campidano, circondata da peschi, aranceti e mandorli.

 

In breve il paese diventa la piccola Parigi della Sardegna che attrae giovani artisti stranieri (tra cui molte donne), organizzando anche vari laboratori teatrali e artigianali.

Lo scultore Sciola diventa sempre più famoso, fino ad approdare alla Biennale d’arte di Venezia nel 1974, evento che lo porta a sempre più nuove ed audaci sperimentazioni.

In 50 anni I murales diventano più di 500 ed il paese è sempre più travolto dalla sua energia creativa che lo rende famoso e stimato fino ad essere nominato Commendatore per i suoi meriti artistici.

Orgosolo, provincia di Nuoro

È il paese sardo più ricco di murales: sono più di 700 le opere dipinte, spesso con spirito fortemente politico e di denuncia sociale.

La storia di questi murales comincia infatti come atto di protesta nel 1965, con la “Protesta di Pratobello”, con cui gli abitanti di Orgosolo si opposero alla realizzazione di un poligono di tiro su un terreno adibito a pascolo: la protesta ebbe successo e rinforzò il particolare carattere critico di questi muri dipinti, denunciando emarginazione, sfruttamento e ingiustizie… Tra gli ultimissimi esempi di murales a sfondo civile, c’è quello dedicato a Gino Strada, il medico fondatore di Emergency e morto il 13 Agosto 2021 (lo abbiamo ricordato in un precedente numero di Dante Review), immortalato quale esempio infaticabile di guerriero contro ogni guerra…

Nel tempo la vena più fortemente contestatrice si è trasformata nella rappresentazione della vita quotidiana sarda e lo stile ha assunto una particolare caratteristica, con le figure dipinte alla Picasso o secondo un modello cubista con figure squadrate e voluminose, profili netti e colori vivaci su fondo scuro.

Silo Art

Se poi facciamo un bel salto (da canguro, direi) e veniamo a noi, qui down under, troviamo esempi di street art e, in particolare, di silo art, infatti c’è un “silo art trail”[1] dedicato proprio alla scoperta di questi testimoni di un passato recente e alcune agenzie di viaggio lo propongono nei loro itinerari.

I silo sono quei grandi contenitori cilindrici per conservare il grano o/e altri cereali che, come

cattedrali nel deserto, sorgono solitamente in zone periferiche. Spesso ormai in disuso, abbandonati e negletti, sono però rinati a nuova vita grazie all’ispirazione di alcuni street designers e/o di qualche illuminato amministratore locale che hanno pensato di farne delle opere d’arte en plain air: uniche, suggestive e … furbe, poiché ora attraggono turisti in villaggi sperduti e prima pressoché sconosciuti o duramente provati da incendi o siccità.

Ma non è necessario andare lontano, per trovare, ad esempio a Harden e Grenfell, due cittadine abbastanza vicine a Canberra, begli esempi di silo art.

Ancora più vicino si può trovare qualche sorpresa anche in un semplice back yard e lo dimostra il coloratissimo shed di una signora, residente a Fraser, che durante il primo lockdown, per non farsi sopraffare dalle paure del momento, decise di far dipingere il suo shed con la collaborazione di uno street artist di Canberra, Kurt (Canberra Weekly).

Il risultato mi sembra spettacolare, vivacissimo ed efficace contro ogni cattivo pensiero, ma non vogliamo per questo altri lockdown, of course!

[1] Il silo art trail è stato definito un grande outdoor gallery e si estende per circa 200 km nel rural Victoria e per circa 4600 miglia attraverso varie regioni, comprendendo circa 46 silos.

Sandra Zucchini Catizone