Dolomiti, la bellezza dei monti pallidi

Dolomiti, la bellezza dei monti pallidi

Belle, sono belle! Ma non sarebbe bastata la loro bellezza a farle riconoscere dall’UNESCO, ormai 10 anni fa, come “Patrimonio dell’Umanità”.
Le Dolomiti sono montagne uniche al mondo per molti motivi. Le sue rocce, come un libro spalancato strato su strato, raccontano un lungo capitolo della storia della Terra. Sulle alte pareti a picco si riconosce la struttura di antiche ed estese scogliere coralline che 230 milioni di anni fa, in ambiente tropicale simile agli attuali Caraibi, ospitavano una ricca fauna marina. Orme impresse nelle zone fangose, probabilmente in vicinanza della costa, ci raccontano di piccoli dinosauri, antenati dei mastodontici sauri giurassici, che vagavano in branchi nella pianura. Era una pianura ricca di conifere come dimostrano le gocce d’ambra, un tempo resina, in cui rimasero intrappolati pollini e insetti, oggi testimoni delle condizioni climatiche di quei tempi passati.

Coralli dolomiti

La composizione delle rocce dolomitiche è particolare, come scoprì nel 1791 il geologo francese Déodat de Dolomieu. A differenza delle rocce calcaree diffuse in tutte le Alpi, questa roccia non reagiva con gli acidi. Incuriosito, il geologo inviò alcuni frammenti al chimico Théodore-Nicolas De Saussure perché li analizzasse. Quest’ultimo scoprì che il minerale era un carbonato che, oltre al Calcio, conteneva uguali quantità di Magnesio. Chiamò il minerale appena scoperto “dolomia” in omaggio al suo scopritore che a sua volta chiamò Dolomiti i monti da cui proveniva.
È proprio la composizione di queste rocce che ne accentua il cambio di colore che appare bianco candido di giorno e rosso-arancio all’alba e al tramonto. Il fenomeno, noto con il nome di “enrosadira”, ha fatto nascere numerose leggende. Tra queste, quella del giovane principe dell’antico regno delle Dolomiti che sposò la bellissima figlia della Luna. Portata sui monti, la giovane sposa soffriva per l’abbacinante luce diurna. L’amorevole sposo, per riparare l’amata, fece allora coprire i monti con una tela sottile tessuta con fili d’argento e raggi di luce lunare trasformandoli negli incantevoli “monti pallidi” che ammiriamo di giorno. Un’altra leggenda racconta che il re Laurino, adirato che il suo magnifico giardino di rose (Rosengarten, in tedesco), avesse indirettamente rivelato la sua presenza al nemico, lanciò un incantesimo ordinando che il giardino mai più si vedesse né di giorno né di notte… scordandosi di citare l’alba e il tramonto, momenti in cui, secondo la leggenda, il roseto si fa ancor oggi vedere sulle pendici dei monti.

Rosengarten

Non solo rocce e fossili, anche la flora delle Dolomiti ricca di più di 1400 varietà di fiori prataioli, orchidee e piante è patrimonio dell’UNESCO. Molte di queste piante si trovano solo nelle aree dolomitiche (endemiche) e sono pertanto specie protette, come la bella primula tirolese.
Non va infine dimenticata la varietà culturale delle vallate dolomitiche. Nella zona dolomitica trovarono rifugio, nel tempo, varie popolazioni. Le prime tracce di esseri umani risalgono a circa 12.000 anni A.C., ma i primi veri insediamenti, datati un millennio A.C., pare appartenessero a popolazioni di origine etrusca. Esse vennero in seguito colonizzate da Celti, di origine Germanica e successivamente dai Romani, cui seguirono i Longobardi nel medioevo. In epoca più recente, le Dolomiti fecero parte dei possedimenti della Repubblica di Venezia e, in parte, dell’Impero Austro-Ungarico per poi ritornare italiane con la fine della prima guerra mondiale.
Ognuna di queste popolazioni lasciò tracce che si sono conservate nella lingua, nelle tradizioni, nella cucina e nell’organizzazione sociale delle genti delle diverse vallate dolomitiche dove ancor oggi in un’area poco più grande dell’Australian Capital Territory, si parla tedesco, ladino e italiano.

Anna Maria Fioretti


Dolomites, the beauty of the pale mountains

Beautiful, they are beautiful! But their beauty would not have been enough to have them recognized by UNESCO, 10 years ago, as “World Heritage”.
The Dolomite mountains are unique in the world for many reasons.
Their rocks, like a wide book opened layer after layer, represent a long chapter in the geologic history of the Earth. On the high sheer cliffs the structure of ancient and extensive coral reefs is recognizable which, 230 million years ago, in a tropical environment similar to the current Caribbean, harbored a rich population of marine fauna. Footprints imprinted in the muddy areas, probably near the coast, tell us of small dinosaurs, ancestors of the gigantic Jurassic saurians, that wandered in herds in the plain. It was a plain rich in co-nifers as evidenced by the drops of amber, once resin, in which pollen and insects, to-day witnesses of the climatic conditions of those past times, were trapped.
The composition of the dolomitic rocks is also particular, as the French geologist Déo-dat de Dolomieu dis-covered in 1791. Un-like the calcareous rocks spread through-out the Alps, this rock did not react with ac-ids. Intrigued, the geologist sent some fragments to the chemist Théodore-Nicolas De Saussure to analyze them. The latter discovered that the mineral was a car-bonate which, in addition to calcium, contained equal amounts of magnesium. He called the newly discovered mineral “dolomia” in homage to its discoverer who in turn called Dolomites the mountains from which it came from.

Primula

It is precisely the composition of these rocks that accentuates the change of colour from pure white by day to red-orange at dawn and sunset. The phenomenon, known as “enrosadira”, gave birth to many legends. Among these, is the legend of the young prince of the ancient kingdom of the Dolomites who married the beautiful daughter of the Moon. Carried to the mountains, the young bride suffered from the dazzling daylight. To shelter his beloved, the loving groom had the mountains cov-ered with a thin cloth woven with silver threads and rays of moonlight transforming them into the enchanting “pale mountains” that we admire in the daylight. Another legend tells that the king Laurino, angry that his magnificent rose garden (Rosengarten, in German), had indirectly revealed his presence to the enemy, cast a spell ordering that the garden could never be seen again neither by day nor by night … forgetting to mention sunrise and sunset, moments when, according to leg-end, the rose garden is still seen today on the slopes of the mountains.
Not only rocks and fossils, but also the flora of the Dolomites, rich in more than 1400 varieties of wild flowers, orchids and other plants, is UNESCO heritage. Many of these plants are found only in the dolomitic areas (endemic) and are therefore protected species, for example the beautiful Tyrolean primula.
Finally, the cultural variety of the Dolomite valleys should not be forgotten. Various populations settled in the Dolomite area over time. The first traces of humans date back to ca. 12,000 years BC, but the first real settlements, dated a millennium BC, possibly belong to populations of Etruscan origin. They were later colonized by Celts, of Germanic origin and later by the Romans, followed by the Longobards in the Middle Ages. In more recent times, the Dolomites were part of the possessions of the Republic of Venice and, up to the end of the First World War, of the Austro-Hungarian Empire.

Anna Maria Fioretti