Ettore Schmitz, importante Scrittore Triestino

Ettore Schmitz, importante Scrittore Triestino

Ettore Schmitz: chi era costui?

Era Italo Svevo, nato a Trieste nel 1861, da madre italiana e padre ebreo tedesco: di qui lo pseudonimo Italo Svevo, per definire la sua formazione personale e letteraria in un ambito europeo che Trieste appunto, crogiolo di culture diverse (latina, slava, tedesca), permetteva di acquisire.

Dopo aver studiato in Germania, Svevo tornò a Trieste, dove lavorò presso l’azienda paterna che però fallì. Si impiegò quindi presso la banca Union, ma allo stesso tempo collaborava con il giornale che inneggiava all’irredentismo giuliano “Indipendente”, un titolo che preannuncia a chiare lettere i suoi intenti. Vivere a Trieste infatti significava essere dentro la crisi della società ottocentesca, nei confini di un Impero Asburgico in dissoluzione.

Nel 1896 si sposò e lavorò nella fabbrica di vernici sottomarine del suocero. Viaggiò comunque molto attraverso l’Europa, si appassionò allo studio del violino e conobbe anche James Joyce, scrittore ebreo irlandese esule a Trieste.

Tra il 1892-98 pubblicò i primi due suoi romanzi, Una Vita e Senilità, che furono però degli insuccessi.

Durante la guerra la fabbrica del suocero fu costretta a chiudere e proprio in questo momento di riposo forzato iniziò l’elaborazione del terzo ed ultimo romanzo, la Coscienza di Zeno, che ebbe, a differenza dei precedenti, notorietà internazionale, anche per l’amicizia e gli interventi di Joyce e un articolo di Eugenio Montale del 1925.

Morì nel 1928 per le conseguenze di un incidente automobilistico.

Trieste, città mitteleuropea per eccellenza, non solo era alla confluenza di più popoli di diverse culture e civiltà, ma era anche percorsa da vari fermenti politici (quali per esempio l’irredentismo[1]), filosofici e letterari.

Nelle opere di Svevo quindi troviamo “personaggi” che esprimono tratti della filosofia pessimistica di Schopenhauer, della teoria di Darwin o di quella Marxista ed infine della psicanalisi di Freud.

Come già detto, le sue opere principali sono tre romanzi:

  1. Una Vita (1892), in cui “l’uomo finisce con lo smarrire ogni forma residua di coerenza e fermezza morale, per trasformarsi in un inetto”, incapace di affrontare la dura realtà;
  2. Senilità (1898), che sembra rappresentare la sconfitta totale dell’uomo che si guarda vivere in un inaridirsi progressivo;
  3. La Coscienza di Zeno del 1923, che appare quindi dopo 25 anni dal precedente romanzo. Qui sembra di ritrovare un personaggio (Zeno Cosini) del tutto “inserito” nella società, ma poi il finale precipita verso la previsione di un tragico epilogo per una umanità intera “malata, ma incapace di cogliere la causa della malattia”.

Per le caratteristiche che colgono l’inquietudine, l’incomunicabilità e l’angoscia esistenziale dell’Uomo del ‘900, si può quindi affiancare l’opera di Svevo a quelle dei grandi Autori di quel periodo da Pirandello a Joyce, da Mann a Proust e Kafka.

[1] L’irredentismo italiano fu un movimento d’opinione, diretto alla rivendicazione e liberazione delle terre rimaste soggette all’Austria dopo il 1866, che erano popolate da italofoni e collegate all’Italia da secolari legami storici, linguistici e culturali. Il movimento fu attivo principalmente in Italia, tra la seconda metà del XIX e la prima del secolo successivo.

Sandra Zucchini Catizone