Liliana Segre: la nuova Senatrice a vita della Repubblica italiana

Liliana Segre: la nuova Senatrice a vita della Repubblica italiana

Il 19 gennaio 2018 il Presidente della Repubblica italiana ha nominato Senatore a vita Liliana Segre per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale.

La Costituzione italiana, all’Articolo 59, recita infatti che “il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario”.

La nomina avviene nel 2018, proprio a 80 anni dalla promulgazione delle leggi razziali da parte del regime fascista. Per chi non lo ricordasse, le leggi razziali furono emanate nel 1938: il 14 luglio avvenne la pubblicazione del famoso “Manifesto del razzismo italiano” poi trasformato in decreto il 15 novembre dello stesso anno. Gli ebrei in Italia erano circa 47 mila, su una popolazione totale di oltre 41 milioni di abitanti.

Con il manifesto e con le leggi successive, agli ebrei venne proibito, tra l’altro, di prestare servizio militare, esercitare l’ufficio di tutore, essere proprietari di aziende, essere proprietari di terreni e di fabbricati, avere domestici “ariani”. Gli ebrei venivano anche licenziati dalle amministrazioni militari e civili, dagli enti provinciali e comunali, dagli enti parastatali, dalle banche, dalle assicurazioni e dall’insegnamento nelle scuole di qualunque ordine e grado. Infine, i ragazzi ebrei non potevano più essere accolti nelle scuole statali.

Liliana Segre, nata a Milano il 10 settembre 1930 da Alberto e Lucia Foligno, perse la madre quando aveva meno di un anno. Fu cresciuta dal padre e dai nonni paterni. Vedova di Alfredo Belli Paci, sposato nel 1951, è madre di tre figli e risiede a Milano. Alfredo Belli Paci era un giovane cattolico, laureato in Giurisprudenza, e nel 1943 fu tra i seicentomila “no”, cioè uno dei soldati italiani catturati che non vollero aderire alla Repubblica sociale e furono per questo rinchiusi nei campi di prigionia. Fu trasferito in sette diversi lager.

Liliana Segre, di origine ebraica, è una sopravvissuta dei campi di concentramento tedeschi e reduce dell’Olocausto. Aveva 8 anni quando nel 1938 furono emanate le leggi razziali. Nel settembre di quell’anno fu costretta ad abbandonare la scuola elementare. Il 7 dicembre 1943, con il padre e due cugini, cercò di scappare in Svizzera, ma venne catturata e rispedita in Italia, dove, il giorno successivo, fu arrestata a Selvetta di Viggiù, in provincia di Varese. Dopo sei giorni di carcere fu trasferita a Como e poi nel carcere di San Vittore a Milano.

Il 30 gennaio 1944, dopo 40 giorni di carcere, venne deportata con il padre in Germania, partendo dal famigerato “Binario 21” della Stazione Centrale di Milano per il campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz. Non rivedrà mai più il padre, che morirà ad Auschwitz il 27 aprile 1944. Anche i nonni paterni, arrestati il 18 maggio 1944, furono deportati ad Auschwitz, dove vennero uccisi il 30 giugno, lo stesso giorno del loro arrivo.

A Liliana venne tatuato sull’avambraccio il numero di matricola 75190. Fu impiegata per circa un anno nella fabbrica di munizioni ‘Union’, di proprietà della Siemens.

Il 27 gennaio 1945 i nazisti, ormai incalzati dall’armata russa, trasferirono dal campo di concentramento di Birkenau-Auschwitz 56.000 prigionieri, tra cui anche Liliana Segre, a piedi, attraverso la Polonia, verso nord. Non ancora 15enne, fu condotta nel campo femminile di Ravensbrück e in seguito trasferita in quello di Malchow, nel nord della Germania. Fu liberata il 1° maggio 1945 da parte dei russi. Tornò a Milano nell’agosto 1945. Liliana Segre è una dei 25 sopravvissuti dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati nel campo di concentramento di Auschwitz.

Dopo 45 lunghi anni dolorosi e di silenzio, nel 1990 decise di partecipare ad alcuni incontri con gli studenti delle scuole di Milano, portando la sua testimonianza di ex deportata. Da allora non ha più smesso e prosegue ancora, instancabile, questa attività di informazione verso le nuove generazioni.

È stata insignita nel 2004 dell’onorificenza di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana e della Medaglia d’oro della riconoscenza della Provincia di Milano nel 2005. Il 27 novembre 2008 ha ricevuto la Laurea honoris causa in Giurisprudenza dall’Università degli Studi di Trieste e il 15 dicembre 2010 la Laurea honoris causa in Scienze pedagogiche dall’Università degli Studi di Verona.

È Presidente del Comitato milanese per le “Pietre d’inciampo”. Le “Pietre d’inciampo” sono un’iniziativa dell’artista tedesco Gunter Demnig che consiste nell’incorporare, nel selciato stradale delle città, davanti alle abitazioni delle vittime di deportazioni, dei blocchi in pietra ricoperti al di sopra con una piastra di ottone con il nome del deportato.

Con questa nomina, il Presidente Sergio Mattarella ha voluto ricordare a tutto il popolo italiano, e non solo, nell’ottantesimo anniversario della loro promulgazione, l’aberrante obbrobrio delle leggi razziali e la sofferenza di tutti coloro che furono vittime dell’Olocausto.

Luigi Catizone