L’Isola di Procida - Capitale italiana della Cultura 2022

L’Isola di Procida – Capitale italiana della Cultura 2022

La Capitale Italiana della Cultura viene scelta per concorso ogni anno da una Commissione di 7 esperti designati dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e consente alla Città vincitrice di farsi conoscere e di proporre all’Italia ed al mondo intero le proprie caratteristiche ed eccellenze culturali.

Istituito nel 2014, il concorso ha finora designato, nel 2015, Ravenna, seguita da Mantova (2016), poi nel 2017 fu la volta di Pistoia e nel 2018 di Palermo. Nel 2019 è stata scelta Matera come Capitale Europea della Cultura. Per il 2020, la scelta era caduta su Parma, ma, a causa della pandemia, tutti gli eventi sono stati spostati al 2021, sperando di poterli realizzare*.

E’ stata la prima volta che si candidava un’isola. La motivazione della nomina ricorda “il contesto dei sostegni locali e regionali pubblici e privati” e che “la dimensione patrimoniale e paesaggistica del luogo è straordinaria”. Inoltre “Il progetto potrebbe determinare … un’autentica discontinuità nel territorio e rappresentare un modello per i processi sostenibili di sviluppo a base culturale delle realtà isolane e costiere del Paese. Il progetto è inoltre capace di trasmettere un messaggio poetico, una visione della cultura che dalla piccola realtà dell’isola si estende, come un augurio per tutti noi, al Paese”. Nei giorni scorsi, è stata designata la Capitale Italiana della Cultura per l’anno 2022: sarà l’Isola di Procida, in provincia di Napoli, che l’ha spuntata tra 10 concorrenti, presentando al concorso un interessante dossier dal significativo titolo “La cultura non isola”.

Procida è di origine vulcanica e fa parte delle isole Flegree, con una superficie di circa 4 Km2 e con poco più di 10.000 abitanti. Chiude a Nord, assieme ad Ischia, il golfo di Napoli (chiuso a Sud dall’isola di Capri) ed è collegata da un piccolo ponte alla vicina isola di Vivara. E’ compresa nell’Area marina protetta” Regno di Nettuno”.

Il centro abitato è diviso in 9 contrade.

Reperti archeologici confermano che era abitata già molti secoli avanti Cristo. All’epoca romana era sede di ville e insediamenti sparsi nel territorio, luogo di villeggiatura dei patrizi romani.

Nei secoli successivi è caduta sotto la dominazione di vari popoli, subendo la devastazione a opera di Vandali e Goti. Successivamente nei vari periodi divenne dominio di Bizantini, prima, e Normanni, poi. In seguito si ebbe il dominio di Carlo V e infine dei Borboni nel XVIII secolo. Sotto quest’ultimi, conobbe un periodo particolarmente fortunato e la sua marineria divenne famosa in tutto il Mediterraneo. Sul finire del 1700, iniziò anche una fervida attività cantieristica e molte delle navi che solcavano i mari erano state costruite a Procida. Purtroppo il XIX secolo vide un progressivo ridursi di questa attività e l’ultimo grande brigantino procidano venne varato nel 1891.

Procida è ricca di Chiese che conservano interessanti opere d’arte, un patrimonio che si è andato formando nel corso di vari secoli e sotto diverse influenze artistiche. Molti sono i Palazzi nobiliari che portano il nome delle famiglie che li hanno costruiti e/o abitati a lungo.

Fra l’alto Medioevo e il XVIII secolo, Procida sviluppa una particolare architettura dal carattere popolare, legata cioè alla comunità del luogo, che impiega codici costruttivi ben codificati: caratteristici sono sicuramente l’arco e la scala rampante (o a dorso d’asino). Le volte sono sempre a vela o, più frequentemente nelle zone rurali, a botte.

Chiaiolella – Esempio di architettura tipica procidana

Un elemento veramente caratteristico di Procida è il colore delle costruzioni, dipinte con tonalità pastello ben definite, assortite in maniera tale che due case vicine molto difficilmente abbiano colori simili. Secondo la tradizione, tale particolarità deriva dal desiderio dei pescatori di voler riconoscere la propria casa anche da lontano, dal mare.

In campo letterario, l’isola ha avuto diversi cantori in epoca classica, tra cui Giovenale, Cecilio Stazio e Virgilio. Nel Medioevo, a Procida è nominata nella sesta novella della quinta giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio, in cui si narra l’amore di Gian da Procida, nipote di Giovanni da Procida, per la giovane Restituta.

Più recentemente, il francese Alphonse de Lamartine (1790-1869) vi ambientò il romanzo sentimentale e vagamente autobiografico Graziella.

Molto celebre è il romanzo, cosiddetto di formazione, L’isola di Arturo (1957), una delle maggiori opere di Elsa Morante (1912-1985), scrittrice alla quale l’isola ha dedicato già da diversi anni un importante premio letterario.

Anche il Cinema ha usato Procida come ambientazione per un grande numero di film, soprattutto per i suoi panorami e la sua architettura tipica mediterranea. Ricordiamo: Il postino (1995), diretto da Michael Radford e interpretato da  Massimo TroisiPhilippe Noiret;  Il talento di Mr. Ripley, con Matt Damon e Francesca e Nunziata, con Sophia Loren e Giancarlo Giannini. Nel Castello D’Avalos di Procida, è ambientato il carcere del film drammatico Detenuto in attesa di giudizio, con Alberto Sordi.

Musei di particolare interesse sono: il Museo Civico di Procida; il Museo Casa di Graziella (ricostruzione storica della casa di Graziella, protagonista del romanzo di Alphonse de Lamartine); il Museo del Mare, Palazzo D’Avalos e l’Abbazia di San Michele.

Avremo modo di riparlare presto di questa splendida isola, famosa anche per le sue tradizioni religiose e gastronomiche e per il Limoncello.

* Ricordo che è già stato assegnato il titolo di Capitale italiana della Cultura per il 2023, congiuntamente a Bergamo e Brescia, città particolarmente martoriate dalla pandemia.

Luigi Catizone