Modena: "fermissima et Splendidissima"

Modena: “fermissima et Splendidissima”

Una lunga linea retta. La tracciò nel 187 a.C. il console romano Marco Emilio Lepido per collegare Rimini (già raggiunta dalla Via flaminia) a Milano.

La nuova strada, denominata Emilia in suo onore, era necessaria per l’effettivo controllo del territorio abitato da popolazioni di origine diversa (Etruschi, Liguri, Galli) e non totalmente fedeli a Roma.

Per questo, ad una distanza di 30-40 km l’una dall’altra, vennero create colonie fortificate tra le quali (nel 183 a.C.) Modena che si trova proprio a metà del percorso e che divenne ben presto un importante punto di riferimento sia militare che commerciale.

Lo attesta anche Cicerone che, in una delle sue filippiche, la definisce “fermissima et splendidissima”.

Ancora oggi la Via Emilia attraversa il centro urbano seguendo l’antico percorso ed offrendo ai visitatori la bellissima Piazza Grande con il Duomo e la torre campanaria denominata “Ghirlandina” che – dal 1997 – sono stati riconosciuti dall’Unesco come patrimonio dell’umanità.

La costruzione del Duomo fu affidata all’architetto Lanfranco che posò la prima pietra il 09-06-1099 inventando una struttura nuova ed ardita ma in perfetto stile romanico preso ad esempio per tutte le chiese successive.

La abbellì poi con un rivestimento lapideo bianco che crea effetti luminosi messi, ancor più, in rilievo dai lavori di restauro compiuti pochi anni fa e che hanno interessato anche le tante sculture di Wiligelmo che raffigurano immagini della genesi, del lavoro dell’uomo e della vita di San Geminiano, patrono della città.

Essendo impossibile, in questo breve commento, ricordare tutte le opere d’arte presenti all’esterno ed all’interno, si può soltanto consigliare la lettura di un testo specialistico e, ancor più, una visita diretta.

L’esterno, comunque, si presenta con un’imponente facciata divisa in tre campiture che riflettono le navate interne con al centro la porta maggiore caratterizzata da due leoni che reggono le colonne del protiro e sovrastata da un armonioso rosone che cattura l’attenzione aumentando il prezioso contrasto di luci ed ombre.

Nelle fiancate laterali si aprono la Porta Regia (opera dei maestri campionesi che la realizzarono in marmo rosa) con un grande protiro sorretto anch’esso da colonne appoggiate a due grandi leoni nonché la Porta dei Principi e quella detta della Pescheria.

Le partiture architettoniche della facciata e dei fianchi si ripresentano nelle straordinarie absidi con finestrelle monofore sormontate da loggette con eleganti colonne di marmo bianco appoggiate a capitelli scolpiti.

Non meno bello è l’interno a tre navate caratterizzate da archi a tutto sesto che insistono su pilastri alternati a colonne creando una luce soffusa che invita al raccoglimento.

Al presbiterio sopraelevato si accede da due grandi scale laterali che conducono all’altare fronteggiato da un grande coro ligneo con intarsi di rara bellezza compositiva.

Assolutamente meravigliosa è anche la grande cripta sottostante caratterizzata da lunghe file di colonne con capitelli di forme e dimensioni diverse che delimitano le navate con al centro l’altare.

Vi si trova anche un gruppo in terracotta opera di Guido Mazzoni che rappresenta la Madonna con il bambino, due Santi ed una servetta che soffia sulla ciotola per raffreddare la pappa.

Ultima ma non meno straordinaria, è la “Ghirlandina” che svetta al fianco delle absidi e della Porta della Pescheria.

Alta quasi 90 metri e slanciata, presenta una punta ottagonale ornata da due ghirlande (da qui il nome) che si innesta alla sommità di una piramide a sua volta adagiata su un tronco caratterizzato da cinque piani con logge decrescenti (trifore, bifore e monofore) che richiamano quelle ornamentali del Duomo.

Dalla sua sommità lo sguardo può spaziare su larga parte della pianura padana e correre, nelle giornate di sole, sino alle cime dell’appennino e delle montagne trentine, con un panorama mozzafiato.

All’imbrunire, il complesso monumentale viene illuminato ed emerge, in tutto il suo candore, dall’oscurità, ricordando, a chi guarda, la capacità creativa dell’essere umano, la luce della bellezza e la forza della virtù.

Al sacro, però, si accosta il profano perché, da sempre, la piazza è anche il cuore pulsante della vita sociale, economica, politica oltre che turistica e culturale, accogliendo vari eventi quali la storica fiera, le maschere di carnevale (con gli sproloqui di Sandrone, del figlio Sgorghiguelo e della moglie Pulonia), le mostre delle auto d’epoca ed il più recente ma apprezzatissimo Festival della Filosofia.

Avanti al Palazzo Salimbeni (che si trova sul lato est ed è sede del Comune) è collocato un grosso masso rialzato detto “preda ringadora” che era destinato, da un lato, a consentire le arringhe dei politici (da qui il nome) e, dall’altro, alle punizioni corporali dei delinquenti od anche semplici debitori.

In un angolo dello stesso Palazzo, è da secoli presente una piccola statua denominata in dialetto “La Bunessma”, “La Buonissima”, donna buona, ma curiosa e pettegola che sa tutto di tutti con la capacità di creare occasioni di felice intrattenimento.

Rappresenta, in verità, un aspetto caratteriale dei modenesi che non sono soltanto tenaci lavoratori ma anche buontemponi e sempre pronti alla convivialità.

Uber Trevisi (appassionato Avvocato modenese)