Riàce: la fortuna viene dal mare.

Esistono in Italia, specie al Sud, dei piccoli centri che non hanno mai l’onore della cronaca e subiscono i fenomeni tipici delle zone con poco sviluppo sociale ed economico: disoccupazione, povertà, emigrazione, talvolta presenza di malavita. Spesso questi paesi sono destinati ad una lenta estinzione, con riduzione progressiva degli abitanti, case chiuse ed abbandonate, chiusura di ogni attività culturale ed imprenditoriale. Diventano paesi fantasma.

Poi improvvisamente succede qualcosa che rende famoso il nome del piccolo paese, ma senza apportare benessere sociale ed economico. A meno che…., a meno che non succeda qualcosa del tutto innovativo.

E’ questo il caso Riace, un comune in provincia di Reggio Calabria, da cui dista 130 chilometri, che aveva circa 2000 abitanti, è a circa 300 metri di altezza sul mare e a 7 dalla sua frazione, Riace Marina, sul Mar Jonio.

Il 16 agosto del 1972, un subacqueo scoprì, per caso, due grandi figure bronzee adagiate sul fondo del mare a 7/8 metri di profondità, a circa 300 metri dalla costa. Fortunatamente, furono subito informate le autorità competenti e ci si rese conto di essere di fronte ad uno dei più importanti ritrovamenti archeologici degli ultimi decenni. Si trattava infatti di due colossali statue bronzee, quasi intatte, subito battezzate i Bronzi di Riace, di ambiente attico, risalenti alla prima metà del V secolo a.C..

Dopo lunghe ed accurate opere di pulizia e restauro, furono esposte nel 1981 al Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria, dove sono tuttora e rappresentano un importante elemento di richiamo turistico.

Di essi si sa pochissimo ancora oggi: non si conoscono gli autori e non si sa esattamente chi rappresentino ed altre notizie precise. Sono pochissime al mondo le statue greche in bronzo e i Bronzi di Riace sono le meglio conservate e le più belle, alte circa 2 metri. Secondo studi più recenti, il bronzo A (detto ‘il giovane’) potrebbe rappresentare Tideo, un feroce eroe proveniente dall’Etolia, figlio del dio Ares. Il bronzo B (‘il vecchio’) raffigurerebbe invece Anfiarao, un profeta guerriero. Con ogni probabilità, furono realizzate ad Atene e poi spedite a Roma, ma la nave che le trasportava affondò e il prezioso carico finì in mare.

Ma di questa eccezionale scoperta, a Riace rimane solo l’aver dato il nome alle statue, senza però poterne trarre un qualche vantaggio concreto.

Ma un’altra cosa, unica ed eccezionale, è accaduta in questi ultimi due decenni che ha cambiato la vita di Riace.

Nel 1998, sbarcarono a Riace Marina duecento profughi dal Kurdistan e l’associazione Città Futura (dedicata al parroco siciliano Don Giuseppe Puglisi, ucciso dalla mafia) decise di aiutarli, mettendo a loro disposizione le case abbandonate dai proprietari, costretti ad emigrare.

Comincia così l’incredibile storia di Riace paese dell’integrazione: il sindaco Domenico Lucano decise di orientare l’azione dell’amministrazione comunale ad accogliere e inserire nel tessuto sociale del suo Comune, altrimenti avviato a diventare fino a 15 anni fa un paese fantasma, circa 6 mila richiedenti asilo da oltre 20 paesi, dando nuova vita al paese stesso e realizzando concretamente l’integrazione. Ha aperto scuole, finanziato piccole attività, realizzando laboratori, bar, panetterie. La raccolta differenziata porta a porta dell’immondizia è garantita da due ragazzi extracomunitari e trasportata in groppa agli asini. Vi lavorano mediatori culturali che aiutano gli immigrati e si usa una moneta speciale per le spese giornaliere in attesa dei fondi europei. I migranti hanno riportato vita, le scuole sono rimaste aperte grazie ai tanti nuovi bambini presenti e molti servizi sono attivi grazie all’opera dei nuovi abitanti.

Dopo quasi due decenni, il “modello Riace” diventa noto nel mondo.

Nel 2010 Wim Wenders vi ha girato un documentario intitolato “Il volo”.

Il 29 marzo 2016 il magazine americano Fortune inserisce il sindaco di Riace, unico italiano, al 40esimo posto nel World greatest leaders 2016, la classifica dei personaggi più influenti del mondo.

Del paese calabrese si interessa Al Jazeera (https://www.aljazeera.com/indepth/inpictures/2016/04/refugee-settlement-programs-save-dying-italian-villages-160421113908416.html ),  la tv pubblica spagnola, la BBC (https://www.bbc.com/news/in-pictures-37289713 ). Nel 2017 il Comune di Riace e il suo sindaco ricevono il Premio internazionale Dresda per la pace “per aver realizzato il paese dell’accoglienza, progetto unico di convivenza tra italiani e rifugiati”. Nel 2017 la Rai produce sul caso di Riace una fiction “Tutto il mondo è paese”, con Beppe Fiorello.

Da qualche mese è in corso una petizione per il riconoscimento di Riace come patrimonio culturale immateriale dell’umanità dell’UNESCO.

Riace ha così evitato di vedere la sua progressiva scomparsa a causa dell’emigrazione e non è più solo il luogo del ritrovamento dei due meravigliosi bronzi di provenienza greca, ma è un modello internazionale di accoglienza, inclusione sostenibile ed egregiamente funzionante.

Luigi Catizone